L’intelligenza artificiale in agricoltura rischia di trascurare il terreno a latere delle culture essenziale per la biodiversità a partire dalle api

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando ogni ambito produttivo, inclusa l’agricoltura. Ma la sfida, secondo Alessandra Piccoli, ricercatrice presso il Centro di competenza per il management cooperativo della Libera Università di Bolzano, non è solo tecnologica. È anche culturale, sociale e perfino emotiva. E l’approccio femminile può fare la differenza.

“L’agricoltura agroecologica porta avanti principi tipici della cooperazione – ha spiegato Piccoli – perché all’intelligenza artificiale affianca quella collettiva e emotiva. È un modo di pensare non predatorio, ma rivolto alla valorizzazione di tutti gli esseri viventi. Un approccio molto femminile”.

In un’epoca in cui l’efficienza è spesso sinonimo di selezione e taglio degli sprechi, la visione proposta da Piccoli introduce un elemento di complessità etica e sistemica: l’agricoltura non come somma di risorse da ottimizzare, ma come ecosistema da ascoltare e da curare. Un esempio emblematico è quello dell’irrigazione di precisione. Questa tecnologia consente di risparmiare acqua, intervenendo solo dove serve per mantenere produttivo il raccolto. Ma proprio questa selettività, osserva la ricercatrice, rischia di trascurare una parte del campo che, pur non essendo economicamente produttiva, è vitale per la biodiversità, per le api, per la natura.

Nel modello agroecologico, invece, la tecnologia viene orientata non alla massimizzazione del rendimento a breve termine, ma all’equilibrio dell’intero sistema agricolo, tenendo conto delle sue connessioni invisibili, delle sue relazioni biologiche ed ecologiche. Un approccio che, secondo Piccoli, rispecchia sensibilità e modalità relazionali tradizionalmente più sviluppate nel mondo femminile, ma che oggi si rivelano fondamentali per immaginare un futuro agricolo più sostenibile e inclusivo.

In questo contesto, l’intelligenza artificiale non è un fine, ma uno strumento: da utilizzare con consapevolezza e rispetto, in dialogo con l’ambiente e con le persone. Perché, come suggerisce Piccoli, solo unendo logica ed empatia, calcolo e cooperazione, si potrà davvero innovare senza distruggere.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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