Criptoattività tra innovazione e pericoli: servono regole, consapevolezza e cooperazione globale, il Governatore della Banca d’Italia

“A livello internazionale le connessioni tra il mondo delle criptoattività e il sistema finanziario si stanno intensificando. Aumentano sia gli accordi tra operatori in criptoattività e intermediari finanziari, sia le iniziative avviate da questi ultimi. Alcune società quotate statunitensi hanno acquistato ingenti quantità di Bitcoin, esponendocosì le proprie azioni – e indirettamente i risparmiatori – alla volatilità di questostrumento. Da tempo operano fondi negoziati in borsa che investono in Bitcoin”, scrive il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nella sua relazione annuale.

“Questi sviluppi hanno implicazioni sul fronte dei rischi.

Un primo aspetto riguarda le criptoattività, come Bitcoin, prive di un sottostante. Si tratta di strumenti altamente volatili, scambiati prevalentemente in contesti non regolamentati, opachi. La crescente interconnessione con il sistemafinanziario rende più difficile contenerne i rischi.

Su questo tema sono già intervenuto in passato.

Un secondo elemento di attenzione riguarda le cosiddette stablecoins. Si tratta distrumenti che mirano a mantenere un valore stabile rispetto a valute o attivitàsottostanti, ma che espongono comunque i detentori ai rischi legati alla solidità degli emittenti e alla variabilità del valore del sottostante. In assenza di norme adeguate, la loro idoneità come mezzi di pagamento è quanto meno dubbia.

Tuttavia, se grandi piattaforme tecnologiche estere decidessero di promuoverne l’uso nei pagamenti tra i propri clienti, potrebbero nascere schemi di rilievo sistemico su scala internazionale. I mezzi di pagamento tradizionali utilizzati a livello nazionale – come banconote e carte – potrebbero essere spiazzati, con effetti negativi sulla sovranità monetaria, sulla tutela dei dati personali e sullo svolgimento dell’attività creditizia, dasempre integrata e complementare a quella di pagamento.

Un rischio trasversale a tutte le criptoattività riguarda gli usi illeciti. Poiché consentono transazioni anonime, queste tecnologie si prestano ad attività come il riciclaggio di denaro, il traffico di armi o di stupefacenti, l’elusione delle sanzioniinternazionali59.

Numerosi paesi hanno avviato interventi normativi sulle criptoattività. La Cina ha deciso di vietarne l’utilizzo. Al contrario, l’amministrazione statunitense ha manifestato un orientamento favorevole, in un contesto normativo in fase di definizione60.

In Europa il regolamento MiCAR ha introdotto regole volte a tutelare la clientela e afavorire uno sviluppo ordinato del mercato61. Le stablecoins sono

 

state classificate in due categorie: solo quelle ancorate a una singola valuta – i cosiddetti electronic money tokens (EMT) – offrono ai consumatori tutele sufficienti a qualificarle come mezzo di pagamento, con diritto di rimborso al valore nominale.

Dall’entrata in vigore di MiCAR, nell’Unione sono state emesse unicamente alcune stablecoins della categoria EMT, attualmente con una limitata diffusione. Numerosioperatori hanno comunicato l’avvio dell’attività di prestazione di servizi o l’intenzione dirichiedere la relativa autorizzazione.

In Italia è finora emerso scarso interesse per l’emissione di criptoattività da parte di intermediari vigilati e altri operatori, mentre si rileva maggiore attenzione per i servizidi custodia e negoziazione.

I rischi che promanano da questo settore dovranno essere attentamente presidiati, in particolare quelli reputazionali legati all’offerta di criptoattività da parte delle banche. Vi è infatti il pericolo che i detentori, non cogliendone appieno la natura, li confondano con prodotti bancari tradizionali, con ripercussioni negative sulla fiducia nel sistemacreditizio in caso di perdite.

Nel complesso, MiCAR offre protezione ai risparmiatori europei. Tuttavia, l’eterogeneità degli approcci normativi a livello internazionale resta una fonte dirischio. I cittadini dell’Unione potrebbero trovarsi esposti al fallimento di piattaformeo emittenti basati in giurisdizioni prive di controlli adeguati o dei necessari presìdi inmateria di trasparenza e affidabilità operativa.

Questi rischi possono essere contenuti attraverso la cooperazione internazionale – un obiettivo sul quale l’Europa può assumere un ruolo guida.

Ma sarebbe illusorio pensare che l’evoluzione delle criptoattività possa esseregovernata solo con divieti o vincoli normativi.

Serve una risposta all’altezza della trasformazione tecnologica in atto, capace di soddisfare la domanda di strumenti digitali di pagamento sicuri, efficienti e accessibili, preservando il ruolo della moneta di banca centrale. Il progetto dell’euro digitale nasceesattamente da questa esigenza.

Parallelamente, è necessario rafforzare le competenze finanziarie dei cittadini, perché possano orientarsi nel nuovo universo digitale e valutare con consapevolezza le opportunità e i rischi dei prodotti e dei servizi disponibili.

La Banca d’Italia è impegnata su entrambi questi fronti”.

Qui trovate la relazione conclusiva del Governatore della Banca d’Italia

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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