Come le aziende possono proteggere i dati sensibili quando usano l’intelligenza artificiale

La crescente adozione dell’intelligenza artificiale (AI) in vari settori ha sollevato preoccupazioni significative riguardo alla privacy dei dati. Le applicazioni che sfruttano l’AI spesso richiedono enormi quantità di dati per migliorare le loro capacità di apprendimento e predizione. Tuttavia, questo processo può esporre informazioni sensibili e personali a rischi di violazione della privacy. In risposta a queste preoccupazioni, sono emerse nuove tecnologie che permettono di isolare i dati interni dalla formazione dell’AI, garantendo così una maggiore protezione della privacy.

Una delle tecniche più promettenti è l’uso del “federated learning” (apprendimento federato). Questa metodologia consente ai modelli di AI di essere addestrati su dati locali senza che questi vengano mai trasferiti a un server centrale. Invece di inviare i dati grezzi, i dispositivi locali elaborano i dati e inviano solo aggiornamenti del modello, come i pesi del modello, al server centrale. Questo approccio riduce significativamente il rischio di esposizione dei dati personali, poiché i dati rimangono nei dispositivi locali e non sono mai condivisi direttamente.

Un’altra tecnologia emergente è l’uso della “differential privacy” (privacy differenziale). Questa tecnica aggiunge rumore statistico ai dati prima che vengano utilizzati per l’addestramento del modello AI. Il rumore è calibrato in modo tale da mantenere l’utilità complessiva dei dati per l’addestramento del modello, ma rende difficile, se non impossibile, identificare informazioni specifiche di un individuo. La privacy differenziale è già utilizzata da grandi aziende tecnologiche come Google e Apple per proteggere i dati degli utenti nei loro servizi.

L’adozione di infrastrutture di calcolo sicure, come le enclavi di calcolo sicure (secure computing enclaves), offre un ulteriore livello di protezione. Queste enclavi creano un ambiente isolato e criptato all’interno del quale i dati possono essere elaborati in sicurezza. Le informazioni rimangono cifrate durante tutto il processo di calcolo, riducendo il rischio di accesso non autorizzato.

In aggiunta, i protocolli di crittografia avanzata, come la crittografia omomorfica, stanno guadagnando terreno. Questa tecnica permette di effettuare calcoli direttamente sui dati cifrati senza mai doverli decifrare. In questo modo, le informazioni rimangono protette durante l’intero processo di elaborazione, minimizzando i rischi di esposizione.

L’implementazione di queste tecnologie non è priva di sfide. Il federated learning, ad esempio, richiede una potenza di calcolo significativa sui dispositivi locali e può comportare problemi di latenza e sincronizzazione. La privacy differenziale, se non applicata correttamente, potrebbe compromettere l’utilità dei dati per l’addestramento del modello. Le enclavi di calcolo sicure e la crittografia omomorfica, d’altro canto, possono richiedere risorse computazionali elevate e una gestione complessa.

Nonostante queste sfide, l’adozione di soluzioni per la privacy nell’ambito dell’AI è cruciale per mantenere la fiducia degli utenti e rispettare le normative sulla protezione dei dati, come il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) in Europa. Le aziende che investono in queste tecnologie non solo proteggono i dati dei loro utenti, ma dimostrano anche un impegno verso pratiche etiche e responsabili nell’uso dell’intelligenza artificiale.

In conclusione, mentre l’intelligenza artificiale continua a trasformare vari settori, è fondamentale che l’attenzione alla privacy rimanga una priorità. Le nuove applicazioni e tecnologie che permettono di isolare i dati interni dalla formazione dell’AI rappresentano passi importanti verso un futuro in cui l’innovazione e la protezione dei dati possano coesistere armoniosamente.

 

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