“All’inizio del 2023, i parlamentari europei hanno proposto un articolo aggiuntivo che stabiliva un limite massimo di 1.000 euro per le transazioni tra portafogli crittografici senza identificazione KYC. Dopo le violente proteste della comunità DeFi (finanza decentralizzata), Bruxelles è rimasta fedele alla versione originale del testo e a un limite massimo di 7.000 euro”, spiega Tom-Oliver Regenauer
“Con la Direttiva 2018/843/UE del 30 maggio 2018, e contrariamente a una precedente bozza della Commissione Europea, l’UE ha affermato che Bitcoin non è un mezzo di pagamento, ma piuttosto la “rappresentazione digitale di un valore che non viene emesso o garantito da alcuna banca centrale o ente pubblico e non è necessariamente collegato a una valuta legalmente costituita e non ha lo status giuridico di valuta o moneta, ma è accettato come mezzo di scambio da persone fisiche o giuridiche (…)”. La definizione giuridica sottolinea che un pagamento rappresenta l’adempimento di un debito monetario che può essere saldato utilizzando un mezzo di pagamento. La classificazione del Bitcoin come mezzo di scambio può quindi essere intesa in modo piuttosto negativo. E la bozza di una legge antiriciclaggio presentata dall’UE il 13 febbraio 2024 non fa ben sperare per i fan di Bitcoin amanti dell’autonomia, anche se blog crittografici come BTC-ECHO cercano di presentare la bozza sotto una luce migliore. Anche se i portafogli anonimi e autocustoditi non saranno vietati, come postulato da alcuni post sui social media, gli scambi di criptovalute saranno costretti a identificare i propri clienti tramite “KYC” (Know Your Customer). Tipicamente biometrico. Il trasferimento tra due portafogli privati o l’acquisto di beni rimane inalterato. Finora”.
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