Web3 e Metaverso: quale strategia adottare per entrarci con la propria azienda

Occorre concentrarsi su cos’è oggi il metaverso, ma ancora di più su cosa diventerà. Bisogna partire da queste premesse per impostare una strategia per il proprio business nel web 3.

Le aziende devono separare il rumore (es. FOMO) dalla strategia e iniziare a rispondere alle vere domande. Questo significa anche diventare reali, non addolcire eventuali debolezze interne, ma essere brutalmente onesto e affrontarle. Allora ci può essere un futuro luminoso.

Molti marchi stanno correndo per lanciare le proprie iniziative nel metaverso, è fondamentale non perdere di vista cosa significhi davvero un Internet decentralizzato. E’ diverso da quello che ci ha abituati il web tradizionale.

Le aziende si stanno buttando sugli Nft, un primo passo per entrare nel We3, ma occorre pensare anche al futuro. Oggi gli Nft sono l’avanguardia, ma tra 5 o 10 anni cosa succederà?

Oggi i marchi “possiedono” i loro siti di dominio e i clienti possono accedere liberamente ai loro contenuti, negozi e offerte. Il Web3 è diverso. È un ambiente chiuso in cui presto pochissimi gatekeeper (Apple, Meta, Microsoft) “possederanno” i clienti che si trovano sulle loro piattaforme, occorrerà rispettare le loro regole e agire di conseguenza.  Per i marchi ciò significa che dovranno rispettare le regole dei gatekeeper o creare i propri gateway, ad esempio attraverso comunità di clienti decentralizzate tramite DAO.

Il mondo on line si sta facendo sempre più rumoroso e complesso, per avere l’attenzione dei clienti occorrerà non solo essere originali, ma anche mandare messaggi chiari. La confusione, da sempre, non aiuta.

“Qual è il messaggio chiave del vostro marchio?”  Se le risposte dei vostri dipendenti sono 20, 30 o anche più messaggi sul brand, allora, francamente, non c’è nessun messaggio.

Quando i marchi hanno troppi messaggi e quando i venditori non ripetono la storia del marchio perché non ci credono, nessun cliente avrà idea di cosa sia il marchio. Anni fa, i marchi potevano farla franca perché avevano meno concorrenza e un facile accesso ai clienti, ma oggi no, il messaggio che manda l’azienda deve essere chiaro, a partire in primo luogo dai propri dipendenti, solo così si potrà mandare un messaggio forte anche ai clienti.

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