“In questo momento il metaverso è un po’ una terra promessa, cioè nel senso che ancora non è una tecnologia, ancora non è una piattaforma, è un’idea su cui diverse aziende stanno investendo ed è sostanzialmente, forse se vogliamo dirla in questa maniera, un’evoluzione necessaria e naturale della costante datificazione della nostra esistenza”, ha dichiarato in una recente intervista Padre Benati.
L’analisi di Benati si concentra sul modo in cui la nostra vita quotidiana è sempre più permeata dai dati e su come il metaverso potrebbe rappresentare un nuovo modo di interagire con essi. “Nel momento stesso in cui ciascuno di noi elabora un sacco di dati e la sua vita ha bisogno di questi dati, allora perché non disporli in una maniera rispetto alla quale l’essere umano si trova più a suo agio per accederli, utilizzarli e plasmarli. Ed ecco l’idea del metaverso, cioè di una disposizione spaziale più o meno reale di questi dati”, ha spiegato.
Tuttavia, nonostante l’entusiasmo e gli investimenti significativi che circondano il concetto di metaverso, Benati ha sottolineato che vi sono ancora molte incertezze riguardo al suo impatto effettivo sulla nostra esperienza della realtà. Detto questo però non abbiamo detto ancora niente, perché non abbiamo ancora detto né se questo sarà un qualcosa che andrà a aumentare la nostra esperienza della realtà, cioè se sarà una sorta di strato che grazie a degli occhiali si sovrapporrà alla realtà, quella che si chiama l’augmented reality, o se invece sarà una realtà alternativa, una fuga dalla realtà, qualcosa che ci proietta all’interno di altre dimensioni.
Mentre molte aziende continuano a esplorare e sviluppare questa idea, rimane essenziale considerare attentamente come questa nuova dimensione digitale potrebbe influenzare la nostra percezione del mondo e il nostro rapporto con la realtà.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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