“Da una parte c’è una globalizzazione senza etica, una informazione autoritaria che non ascolta le persone ma elabora dati, dall’altra la possibilità di costruire network di intelligenze plurali artificiali al servizio delle differenti esigenze dei diversi popoli, delle diverse persone per rispondere in modo più adeguato alle loro necessità in termini globali”.
Questo rappresenta, per Ruffini, un passo avanti nel rispetto del diritto di informazione e nel soddisfare le necessità umane in un contesto sempre più interconnesso.
Il convegno evidenzia anche una critica al “marketing delle opinioni e dei pregiudizi”, mascherato da giornalismo, in contrasto con la necessità di un “buon giornalismo” basato sull’ascolto attento e sull’osservazione accurata. Quest’ultimo richiede tempo, dedizione da parte dei giornalisti e un sistema di regole etiche che privilegiano la sapienza umana più che il puro calcolo.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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