“Quello che ci è chiesto è vivere con pienezza il nostro tempo e costruire un nuovo umanesimo”, Paolo Ruffini per non soccombere alla “dittatura della macchina”

 “Da una parte, penso, c’è la dittatura della macchina, questo istruita da un pensiero a volte totalitario e dall’altro la libertà dell’uomo senza la quale non c’è verità”. Paolo Ruffini, nel corso del convegno “L’algoritmo al servizio dell’uomo. Comunicare nell’epoca dell’intelligenza artificiale”, ha delineato un contrasto serrato tra due visioni dell’evoluzione tecnologica e dell’informazione globale.

“Da una parte c’è una globalizzazione senza etica, una informazione autoritaria che non ascolta le persone ma elabora dati, dall’altra la possibilità di costruire network di intelligenze plurali artificiali al servizio delle differenti esigenze dei diversi popoli, delle diverse persone per rispondere in modo più adeguato alle loro necessità in termini globali”.

Questo rappresenta, per Ruffini, un passo avanti nel rispetto del diritto di informazione e nel soddisfare le necessità umane in un contesto sempre più interconnesso.

Il convegno evidenzia anche una critica al “marketing delle opinioni e dei pregiudizi”, mascherato da giornalismo, in contrasto con la necessità di un “buon giornalismo” basato sull’ascolto attento e sull’osservazione accurata. Quest’ultimo richiede tempo, dedizione da parte dei giornalisti e un sistema di regole etiche che privilegiano la sapienza umana più che il puro calcolo.

“Da una parte facciamo un passo indietro, dall’altra un passo avanti rispetto al dritto ad informare ed essere informati. Da una parte c’è una sorta di marketing delle opinioni e dei pregiudizi spacciato per giornalismo, dall’altra il buon giornalismo dell’ascoltare e del vedere che ha bisogno di tempo, di dito illuminati e di giornalisti coraggiosi, di un sistema di regole e di una sapienza che viene dal cuore più che dal calcolo”.
Ruffini invita a vivere pienamente il nostro tempo e a costruire un nuovo umanesimo, capace di integrare in modo equilibrato le potenzialità dell’intelligenza artificiale con i valori umani fondamentali, necessari per garantire una società informata e autenticamente libera. “Quello che ci è chiesto è vivere con pienezza il nostro tempo e costruire un nuovo umanesimo”, conclude.

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