“Il 6 agosto del 1945 è successo un evento epocale. Gunther Anders, aveva detto che l’epoca nucleare è un’apocalisse nuda e cruda, è un annichilimento del tutto, perché tutto è finito quel giorno. Così, secondo lui, è iniziata l’era della della tecnica“, spiega Alberto Contri al Convegno la Rivoluzione Digitale, che ne sarà della nostra libertà, che si è svolto lo scorso 16 settembre ad Abano Terme.
“Cioè, siamo entrati in quello che un altro filosofo, sempre del Novecento, molto importante, come Heidegger, aveva definito l’inizio del pensiero calcolante. Non vi dice niente il pensiero calcolante, pensate agli algoritmi. E quindi lui dice che questa è stata la fine del pensiero occidentale, che era basato sulle idee, sull’iperuraneo, pensate a Platone e tante altre cose, e questa riduzione del pensiero alla calcolabilità. Pare che si sappia oggi fare solo di conto e visualizzando il mondo solo sotto il profilo dell’utilità, soprattutto economica.
Quindi l’uomo per i due filosofi è diventato semplicemente un ingranaggio di una natura, società, macchina.
Io sono rimasto veramente colpito nell’esistenza anonima quest’uomo è circondato dalla chiacchiera dove si comprende tutto senza alcuna appropriazione della cosa in sé che spinge la curiosità in cui non si prende cura di vedere per comprendere ciò che non si sa di cui si parla. Pensate ai social media, pensate all’intelligenza artificiale. Noi stiamo parlando di due cose. Una, crediamo riconoscerla. L’intelligenza artificiale, ancora di più crediamo riconoscerla, sappiamo solo quello che ci può fare di danno. Quindi, lui diceva, la razionalità tecnica finisce per far sparire il pensiero critico.
E Heidegger diceva ancora che non è grave non essere preparati a questo mondo, ma il non disporre di un pensiero alternativo, diceva lui. Il rischio è dimenticarsi il senso della dimensione umana della vita, coltivando il riduzionismo, o al massimo il transumanesimo e il post-umanesimo.
L’uomo è una macchina, adesso ci infileranno chip dove in tutti i posti possibili e immaginabili e potremmo probabilmente diventare pure eterni. Chi non l’avesse visto, consiglio la serie Altered Carbon su Netflix in cui c’è una storia dove il corpo è uno scafandro, sostanzialmente il cervello è una memoria che viene tolta da un corpo e messa in un altro. Quindi la fantascienza aveva già previsto tutto. Quello che è più grave è che Anders dice, Hiroshima è in ogni luogo e in ogni momento, oramai una volta che è stato fatto il primo danno tutti gli altri possono essere fatti in qualsiasi momento.
E poi però dice, l’unico compito etico che ci rimane è quello di dire no. Perché siamo in una situazione tragica, la fine è già decisa, il mondo è già finito, solo che possiamo solo sperare di dilazionare o di rimandare, quindi pensate che visione drammaticamente pessimista. Noi siamo come degli utopisti a rovescio, perché gli utopisti cercavano di immaginare cose che poi non riuscivano a fare, invece gli utopisti a rovescio non riescono a immaginare ciò che essi stessi hanno prodotto, e questo è il caso dell’intelligenza artificiale, e quindi non siamo nemmeno più responsabili delle nostre azioni perché schiacciamo un bottone, muoviamo una leva, ma non sappiamo tutto quello che c’è dietro. Quindi conclude lui e concludo io.
Lui dice che l’immaginazione è l’unica etica possibile e dice paradossalmente dobbiamo immaginare la paura di ciò che potrebbe capitarci.
Noi siamo qui da molto tempo a fare questo. Ma bisogna anche avere il coraggio di avere paura della tecnica distruttiva anche a costo di non apparire moderni. Questo è il punto”.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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