La sentenza sul caso Hermès e gli NFT: non si può rubare il prodotto di un’azienda per farne un token non fungibile

L’artista americano Mason Rotshild, nel dicembre 2021, ha creato e venduto degli NFT ispirati alle famose Birkin Bag di Hermès, chiamando il progetto ‘MetaBirkins’.

L’azienda ha denunciato l’artista sostenendo che il brand veniva ‘svilito’ e che i potenziali consumatori potevano essere ingannati nell’acquisto dei prodotti virtuali non autorizzati.

“L’artista Mason Rothschild aveva infatti creato una collezione chiamata Meta Birkin, formata da 100 NFT che riproducevano la borsa di Hermès. Pur sia rivisitata in materiali di pellicce eccetera”, ha spiegato l’avv. Maria Claudia Lepore al convegno Proprietà intellettuale nel Metaverso.

“Rothschild si difendeva sostenendo che questi nft fossero effettivamente una espressione artistica, una rivisitazione artistica della famosa borsa.

Hermès dal canto suo riteneva invece sussissero un rischio di confusione tra i consumatori tra questi nft anche per il nome che riportavano e il proprio marchio birkin.

La particolarità di questa sentenza è che il tribunale si è trovato a dover verificare un’ipotesi di concorrenza e quindi un’ipotesi di confusione tra i consumatori, tra un bene digitale, quindi non esistente nel mondo fisico, gli NFT Meta Birkin e la borsa fisica Birkin.

Il caso è stato risolto a favore di Hermès, a quegli NFT per il loro numero erano 100 non poteva darsi valenza artistica, bensì trattandosi di beni di consumo e peraltro anche indossabili nel metaverso”.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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