La ricetta dei grandi della tecnologia ci spinge verso un controllo sempre più capillare. In un nuovo studio propongono “credenziali digitali che consentono agli utenti di dimostrare di essere persone reali, non IA, ai servizi online, senza rivelare alcuna informazione personale. Tali credenziali possono essere rilasciate da una serie di istituzioni affidabili, governi o altro. Un sistema PHC, secondo la nostra definizione, potrebbe essere locale o globale e non deve necessariamente essere basato sulla biometria. Due tendenze nell’IA contribuiscono all’urgenza della sfida: la crescente indistinguibilità dell’IA dalle persone online (ad esempio, contenuti e avatar realistici, attività agentica) e la crescente scalabilità dell’IA (ad esempio, economicità, accessibilità). Basandosi su una lunga storia di ricerca su credenziali anonime e sistemi di “prova di affidabilità”, le credenziali di affidabilità offrono alle persone un modo per segnalare la propria affidabilità sulle piattaforme online e offrono ai fornitori di servizi nuovi strumenti per ridurre l’uso improprio da parte di malintenzionati. Al contrario, le contromisure esistenti all’inganno automatizzato, come i CAPTCHA, sono inadeguate contro l’IA sofisticata, mentre le rigorose soluzioni di verifica dell’identità non sono sufficientemente private per molti casi d’uso”.
Il tutto, ovviamente, viene proposto per la nostra sicurezza, a totale scapito della privacy.
Lo studio è stato commissionato da: OpenAI, Harvard Society of Fellows, Microsoft, University of Oxford, SpruceID, a16z crypto, UL Research Institutes, Tucows, Collective Intelligence Project, Massachusetts Institute of Technology, Decentralization Research Center, Digital Bazaar, American Enterprise Institute, Center for Human-Compatible AI, University of California, Berkeley, OpenMined, Decentralized Identity Foundation, Goodfire, Partnership on AI, eGovernments Foundation, University of Minnesota Law School, Mina Foundation, ex/ante, School of Information, University of California, Berkeley, Berkman Klein Center for Internet & Society, Harvard University, Independent Researcher.
Qui trovate lo studio
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