Padre Benanti, nuovo Presidente della Commissione AI per l’informazione e Professore della Pontificia Università Gregoriana ha fatto il punto in una audizione al senato di quali sono le sfide legate all’intelligenza artificiale, primo tra tutti come distinguere un prodotto dall’Ai da uno editoriale, e come gestire il diritto d’autore nell’addestramento delle macchine. Ecco cosa ha detto:
“Dall’ AI Act, di cui al momento non abbiamo ancora una bozza.
Da questi tre elementi principali, cioè
- il giornalista come professionista,
- l’editore come colui che garantisce l’esistenza del giornalista e
- il ruolo del digitale,
emergono alcuni sottotemi che ugualmente sono stati presi dall’attenzione della Commissione.
Il primo tema è come garantire sostanzialmente che un pezzo scritto o redatto da una persona sia effettivamente scritto o redatto da una persona. E questo significa come se è possibile in qualche misura filigranare ciò che l’umano ha prodotto e renderlo riconoscibile come tale. Ci sono tante cose che oggi funzionano in questa maniera su internet, tutte le volte che navighiamo per esempio su un sito web avrete notato quel piccolo lucchettino che si vede. Oggi addirittura alcuni motori di ricerca non ti fanno andare su alcuni siti se non c’è un lucchetto. Questo perché un movimento dal basso degli utenti ha creato un’opinione o una cultura. E allora il primo tema è come far riconoscere ciò che è prodotto umano e ciò che risponde a una responsabilità individuale ed editoriale e renderlo visibile.
Il secondo elemento riguarda invece tutto ciò che è prodotto dalla macchina. Ecco, non perdonatemi, uso un verso di una canzone, come può uno scoglio arginare il mare? Cioè, il vero problema dello spazio del digitale è la facilità di produzione di contenuti a tutti i livelli e se i contenuti diventano molto verosimili e difficilmente distinguibili da altre forme di contenuti, il problema dell’eventuale disinformazione, delle fake news, di tutto shock che in qualche misura potrebbe anche influenzare l’opinione pubblica, diventa un problema urgente. È chiaro che qui a questo livello abbiamo un problema internazionale, non solo italiano, perché i produttori di questo e i distributori di questo non sempre compongono o meglio rispondono a quello che è la sovranità, il territorio, la capacità del diritto di operare in questa direzione.
Tutto questo porta con sé un ulteriore elemento, che è l’elemento legato al diritto d’autore o al cosiddetto copyright. È salito alla cronaca dei giornali il fatto che una delle maggiori testate nordamericane, il New York Times, abbia presentato presso la Corte di New York un atto di citazione contro una delle maggiori aziende che in questo momento producono intelligenza artificiale generativa, Open AI. Perché? Perché da quanto si sa, eppure questa è abbastanza opaca, la possibilità di testo che è stato introdotto per addestrare la macchina. Non è che la macchina contenga al suo interno quel database, come potrebbe fare un database qualsiasi che risponde a una nostra interrogazione, ma addestrata su tutte le parole che gli uomini hanno prodotto, riesce in qualche misura a restituire un testo molto simile a quello umano. E qui si apre un grande problema. Questa è una violazione del copyright? In che misura? La legislazione europea e italiana in parte già risponde.
Uno dei problemi che però ci sono è la capacità del diritto di mostrare tale violazione o quantomeno la capacità del singolo che vede violato il suo copyright di avere diritto in questa questione. È interessante, mi limito a sottolineare questo, da una lettura di questa causa che il New York Times fa a OpenAI, il motivo per cui fa la causa non è la lettura del testo in sé, ma l’uso che si fa di questa lettura e della capacità che genera la macchina per assorbire quelli che altrimenti sarebbero revenue che sarebbero andate al New York Times permettendo alle persone di andare sul loro sito web. andate al New York Times permettendo alle persone di andare sul loro sito web. La questione è ancora tutta aperta, la questione è tutta da decidere, però è chiaro che il tema del copyright e dei diritti d’autore che noi abbiamo declinato in termini di equocompenso o quant’altro, se pensiamo per esempio al mercato delle fotocopie, è qualcosa che di fatto può andare a minare il secondo punto di cui vi dicevo sopra, che è la sostenibilità industriale di questo comparto, perché chiaramente se c’è una spesa viva per produrre la notizia e ci sono sistemi che filtrano qualsiasi possibilità di revenue, è chiaro che il comparto a questo punto potrebbe essere danneggiato in una maniera irreversibile.
Ecco, è più facile dire quali sono i problemi, la Commissione sta ancora lavorando su quelle che possono essere le eventuali proposte di una bozza che non ha nessuna pretesa se non offrire ai decisori politici uno scenario e poi quelli che sono le diverse possibilità o limiti a seconda delle diverse competenze dei membri della Commissione”.
Qui trovate l’udienza completa di Padre Benati: https://www.youtube.com/watch?v=ex5TvdhogPI
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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