“Quello che è accaduto è che Facebook ha fatto soldi monetizzando il nostro desiderio di condividere con amici e conoscenti foto di gattini, selfie e cibo”, denuncia Padre Benati. La piattaforma ha avuto successo perché un paio di miliardi di persone hanno iniziato a pubblicare le foto dei loro gattini. Tuttavia, sempre più spesso, questa capacità di monetizzare i nostri dati equivale a una profilazione, cioè ad acquisire informazioni su di noi che potrebbero essere interpretate come una sorta di impronta digitale.
Questa impronta digitale consente di venderci prodotti o di influenzare la nostra opinione pubblica e altro ancora. Questo meccanismo, che ha portato grande successo anche a Zuckerberg, ha avuto inizio quando Facebook è passato dall’essere una pagina web, consultabile tramite computer, a essere un’app presente nelle tasche di ciascuno di noi. Ma cosa è successo con il passaggio successivo? Se oggi avete l’ultima versione di uno smartphone, aggiornato e alla moda, vi verrà chiesto se volete che l’app continui a tracciare i vostri dati.
In altre parole, se volete che continui a utilizzare una serie di dati a voi correlati per creare profitto. Improvvisamente, molti di noi hanno iniziato a dire di no, e i profitti di Facebook sono diminuiti, anche a causa della cattiva reputazione acquisita per aver fomentato odio in diverse parti del mondo. Allora, cosa c’è di meglio che sganciarsi dallo smartphone e continuare a fare business con un’altra piattaforma? Per entrare nel metaverso di Meta, saranno necessari gli Oculus Rift, ossia hardware di proprietà di Facebook stessa, che non metteranno più limiti alla raccolta dei dati personali.
Quindi, cos’è il metaverso?
“Beh, secondo me, un’idea interessante nella proposta di Meta che ancora non vediamo è semplicemente un tentativo commerciale per ripulire il nome e guadagnare in maniera diversa”.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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