Guerra e intelligenza artificiale, non solo armi autonome, ma controllo sociale, dell’informazione, delle transizioni finanziarie

Uno dei settori in cui l’intelligenza artificiale viene maggiormente sviluppata e applicata è quello militare. Il saggista Mirco Mariucci spiega il perché.

“Perché c’è una questione molto chiara, molto evidente. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale è strategico per il dominio militare, non è un caso che le principali potenze mondiali stiano investendo cifre enormi nella ricerca e nell’applicazione di queste tecnologie.

Perché avere il primato nell’intelligenza artificiale significa ottenere un vantaggio strategico senza precedenti nella gestione dei conflitti, nella sicurezza nazionale e, ovviamente, nel controllo delle popolazioni. È chiaro? Ora, cosa si intende con applicazione dell’intelligenza artificiale nel settore militare?

Allora, partiamo dai droni autonomi. I droni autonomi sono una delle applicazioni più avanzate di IA nel campo militare. Si tratta di veicoli aerei, terrestri o marini in grado di operare senza l’intervento umano diretto. Oggi esistono già droni dotati di capacità avanzate di riconoscimento facciale, di identificazione dei bersagli e di decisione autonoma riguardo a quando e come attaccare.

Attenzione! Questo cambia completamente il paradigma della guerra. Un conto è avere un soldato che preme un grilletto, che può avere dubbi morali, che può disobbedire a un ordine ingiusto. Un altro conto è avere un algoritmo che prende decisioni basate su parametri matematici, che non ha empatia, che non ha coscienza.

Ora, un altro settore fondamentale è la sorveglianza avanzata. L’intelligenza artificiale viene utilizzata per monitorare costantemente lo spazio aereo, terrestre, marittimo e anche digitale. I sistemi di riconoscimento facciale, le telecamere intelligenti, i software di analisi predittiva vengono impiegati non solo per identificare potenziali minacce esterne, ma anche per il controllo interno delle popolazioni.

Ed è qui che entra in gioco il discorso della repressione del dissenso. Perché la stessa tecnologia che serve a individuare un terrorista può essere usata per tracciare e neutralizzare oppositori politici, manifestanti, attivisti.

Attenzione, perché su questo tema ci sono studi e documenti ufficiali che confermano l’utilizzo dell’IA per finalità di controllo sociale. Si pensi al cosiddetto “credito sociale” implementato in alcune parti del mondo, un sistema che assegna punteggi ai cittadini in base al loro comportamento, limitando o concedendo diritti in funzione di questi punteggi.

Ma c’è un altro aspetto che non va sottovalutato: la manipolazione dell’informazione. Perché ormai l’intelligenza artificiale non è solo una leva per il potere militare, ma è anche un formidabile strumento di manipolazione mediatica.

Oggi, attraverso algoritmi sofisticati, è possibile orientare l’opinione pubblica, selezionando le notizie da diffondere, censurando quelle scomode, modificando i trend nei social network. Pensate a quanto tempo passiamo sui social: ogni contenuto che vediamo è filtrato da algoritmi che decidono cosa dobbiamo leggere, cosa dobbiamo sapere e cosa dobbiamo ignorare.

Quindi, l’intelligenza artificiale diventa uno strumento fondamentale non solo per la guerra tradizionale, ma anche per la guerra cibernetica, per la destabilizzazione delle nazioni attraverso campagne di disinformazione mirata, per il controllo del dissenso interno.

Ma ora torniamo un attimo alla questione economica. Abbiamo già parlato della disoccupazione tecnologica, ma bisogna considerare anche un altro fattore: il controllo assoluto delle transazioni finanziarie.

Con l’avvento delle valute digitali centralizzate, come quelle che alcuni governi stanno sperimentando, sarà possibile monitorare ogni singolo scambio economico. Se a questo aggiungiamo l’eliminazione del contante, avremo un sistema in cui ogni transazione è tracciata, ogni acquisto può essere approvato o bloccato in base a criteri decisi dall’alto.

E a questo punto diventa evidente come il reddito universale possa diventare uno strumento di controllo. Perché se un domani il reddito universale sarà condizionato a determinati comportamenti, chi controllerà il sistema avrà il potere di ricattare la popolazione intera.

Ora, se mettiamo insieme tutti questi elementi, vediamo chiaramente il quadro generale. Da un lato, abbiamo una tecnologia che potrebbe liberare l’umanità dal lavoro forzato, garantire abbondanza e migliorare la qualità della vita. Dall’altro lato, abbiamo un sistema in cui pochi detengono un potere assoluto e lo usano per sorvegliare, controllare e limitare la libertà individuale.

E quindi la domanda chiave è: chi controllerà questa tecnologia? Perché una cosa è certa: l’intelligenza artificiale cambierà radicalmente la nostra società.

E la domanda fondamentale non è più se cambierà, ma in che direzione lo farà. Verso un mondo più libero e prospero per tutti o verso un sistema di controllo totalitario mai visto prima?

Perché, ricordiamoci sempre, la tecnologia in sé è neutra. Sono le mani che la controllano a determinarne l’uso”.

Related Posts