Uso sul campo di battaglia dei deepfake con l’intelligenza artificiale, un pericolo per entrambe le parti in conflitto

“Oltre all’uso di armi autonome e sistemi di intelligenza artificiale nei combattimenti di guerra, l’ascesa di sofisticate tecnologie deep fake crea preoccupanti possibilità di utilizzo in situazioni di guerra”, si legge sul rapporto Public Citizen sulle armi e l’intelligenza artificiale.
“Nel marzo 2023, l’Intercept ha identificato un documento di appalto del Comando delle operazioni speciali degli Stati Uniti che appare completamente in disaccordo con l’impegno del presidente Biden sull’intelligenza artificiale. Il documento di appalto afferma che il Pentagono sta cercando un appaltatore per “fornire una prossima generazione di ‘deep fake’ o altra tecnologia simile per generare messaggi e influenzare le operazioni attraverso canali non tradizionali in ambienti peer/near peer rilevanti”.
L’attrattiva dell’uso unilaterale contro un avversario è ovvia ed evidenziata nel documento del Comando delle operazioni speciali: ingannare le truppe di un avversario inducendole a seguire falsi ordini potrebbe influenzare in modo decisivo una battaglia o una guerra. I rischi derivanti dall’introduzione di tale tecnologia, ovviamente, è che anche gli avversari lo faranno. Armare la tecnologia deep fake comporta gravi rischi –
sia sul campo di battaglia che negli affari esteri più in generale.

Gli Stati Uniti dovrebbero impegnarsi a non utilizzare i deepfake sul campo di battaglia o per influenzare gli affari esteri e dovrebbero negoziare uno strumento globale che vieti l’uso dei deepfake per influenzare altre nazioni.

La tecnologia deep fake rischia di seminare enorme sfiducia e confusione sul campo di battaglia e nella società in generale. Nel contesto civile, la tecnologia deepfake è intrinsecamente antitetica al funzionamento democratico.
Gli Stati Uniti dovrebbero impegnarsi pubblicamente a non utilizzare i deepfake contro avversari o alleati in contesti militari o civili e abbandonare tutti i programmi governativi statunitensi per sviluppare la capacità di utilizzare i deepfake per qualsiasi tipo di influenza straniera.
Parallelamente, gli Stati Uniti dovrebbero avviare uno sforzo immediato per raggiungere un accordo globale tra i governi per non utilizzare tecnologie deep fake e, idealmente, per vietarne del tutto l’uso per scopi ingannevoli”.

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