“Un avatar, consuma a livello energetico come un cittadino del Sud America, in particolare l’avevano individuato come un cittadino brasiliano. Immaginiamo diversi avatar, immaginiamo diversi metaversi e lì potremmo aprire scenari e discussioni sulle terre rare, sull’energia e sul cambiamento climatico”, denuncia l’avv. Massimo Cesali al convegno La proprietà intellettuale nel Metaverso.
Oggi come oggi, una persona digitale, come un Avatar cibernetico, consuma più energia di un abitante di un paese povero del pianeta. Continuando a questo ritmo l’aumento di consumo energetico richiederà un surplus di fornitura del tutto insostenibile.
“Partecipare a un concerto, a una riunione o a un caffè con i parenti attraverso un avatar virtuale, invece di raggiungerli a bordo di un’auto, significa evitare le emissioni di CO2 connesse agli spostamenti. Questo è innegabile. Ma qual è il rovescio della medaglia?”, commenta Valentina Neri su Valori.
Pur essendo intangibili, infatti, i servizi digitali (metaverso compreso) si reggono su strutture fisiche chiamate data center che ospitano server, sistemi di archiviazione, gruppi di continuità, cavi, impianti di raffreddamento e altre apparecchiature. Ancora nel 2015 alcuni studi ipotizzavano che queste “sale macchine” – attive 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno – fossero responsabili del 2% delle emissioni di gas a effetto serra, una quota simile a quella dell’aviazione”, ma i dati che mancano all’appello sono molti.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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