Tornare umani: come gli uomini possono difendersi dall’intelligenza artificiale

Oggi viviamo in un’epoca che spinge l’individuo verso la meccanicità, mentre Gurdjieff rema nella direzione opposta. Lui dice che oggi avere un’anima è un lusso, perché l’anima va costruita: bisogna diventare umani.

Il risveglio, inteso come la fuoriuscita e la liberazione dalla meccanicità e dagli automatismi, è uno degli obiettivi fondamentali affinché l’essere umano possa osservarsi e lavorare su di sé. Lui usava proprio questo termine: lavorare su di sé per sviluppare quelle facoltà umane che ci rendono veramente umani.

Vorrei dire una cosa importante: per questioni etiche, garantirò l’accesso al corso a tutti, quindi non imporrò di fatto un prezzo.

Più facoltà si delegano alle macchine, tanto più l’uomo regredisce. Al contrario, più ci si dedica alla crescita interiore, meno bisogno si ha di tecnologia esterna. Viene dunque da chiedersi: a cosa ci servirebbe l’intelligenza artificiale se imparassimo a utilizzare il nostro cervello, ovvero se sviluppassimo appieno le nostre facoltà?

Le facoltà che non vengono coltivate e utilizzate non si sviluppano e si atrofizzano:

  1. Se ci si abitua a scegliere contenuti generati dall’IA, si perde la facoltà di creare e innovare.
  2. Se non si effettuano analisi e non si riflette autonomamente, limitandosi a porre domande all’intelligenza artificiale e a leggere le sue risposte, si perde la facoltà di pensare in modo critico e profondo.
  3. Se si smette di memorizzare ed elaborare le informazioni perché tanto basta cercarle su internet o affidarsi all’IA, la capacità di apprendere verrà depotenziata.
  4. Interfacciarsi con un algoritmo che non è in grado di essere realmente intuitivo né di provare emozioni porterà a una svalutazione e una riduzione di queste facoltà umane, che sono assolutamente fondamentali.

L’uso diffuso e inconsapevole dell’IA porterà a quella che ho chiamato l’illusione della competenza, ossia la sensazione di essere competenti che si sviluppa in individui che, in realtà, non hanno acquisito né conoscenze né capacità reali, ma si limitano a ricorrere a risposte preconfezionate.

Un altro rischio è la disumanizzazione dell’individuo. Un essere umano che non è più in grado – o lo fa in misura sempre minore – di pensare, intuire, creare, ricordare, provare emozioni e sviluppare una coscienza critica, non è più veramente umano, ma diventa una macchina nel senso descritto da Gurdjieff: un essere facilmente controllabile e sfruttabile.

I dominatori dell’umanità, come abbiamo detto, utilizzeranno l’IA per compiere un ulteriore passo nella loro agenda, volta al depotenziamento, al controllo e allo sfruttamento dell’umanità.

L’élite ci vuole deboli, malati, impauriti, ignoranti, addormentati e dipendenti. Al contrario, noi dovremmo essere forti, sani, coraggiosi, acculturati, svegli e indipendenti.

Dovremmo, soprattutto, trovare un modo per sbarazzarci dei dominatori, smettendo di alimentare i loro sistemi e iniziando a collaborare per costruire una nuova società.

Ma qui c’è una nota dolente: purtroppo, anche se boicottassimo in massa l’intelligenza artificiale – cosa che, realisticamente, non accadrà – questa verrebbe comunque sviluppata e utilizzata dall’élite. È lo stesso che è successo con la bomba atomica: per quante proteste e marce per la pace siano state fatte, quei dispositivi sono stati comunque sviluppati, perché non sono mai stati sotto il nostro reale controllo.

Allora, come possiamo limitare i rischi legati alla perdita delle facoltà umane?

  1. Limitare fortemente, se non addirittura vietare, l’utilizzo dei dispositivi digitali e dell’intelligenza artificiale ai bambini e agli adolescenti. Su questo punto bisogna essere rigidi.
  2. Prediligere esperienze reali nella vita vera, al posto di false esperienze virtuali.
  3. In età adulta, se proprio si è costretti, utilizzare l’IA in modo quanto più possibile limitato e consapevole, continuando a coltivare le facoltà che ci rendono umani.

L’unica vera soluzione è riscoprire e valorizzare ciò che ci rende umani: il pensiero critico, la creatività, l’intuito, la memoria, la consapevolezza. Solo così potremo davvero dominare la tecnologia e non esserne dominati.

Fonte

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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