Cosa deve fare un datore di lavoro per predisporre un ambiente sicuro per i propri dipendenti nel metaverso? Ne parla scrive Nicoletta De Angelis in un saggio sulla formazione dei lavoratori nel Metaverso.
“È compito del datore prevedere un’apposita formazione e stabilire le modalità di erogazione della stessa, secondo quanto disposto dal t.u. n. 81/2008 all’art. 37. E, sembra potersi affermare che spetta al datore di lavoro, che propone lo svolgimento della prestazione lavorativa nel metaverso, la valutazione dei rischi presenti in tale ambiente. Ovviamente anche là dove venisse attestata la salubrità e sicurezza dei dispositivi che consentono l’accesso al mondo virtuale, o della stessa esperienza di immersione in ambiente digitale (attraverso standard di impiego e limitazioni d’uso), resterebbe comunque in capo al datore la responsabilità di prevenire i rischi derivanti dalla dimensione relazionale del metaverso quale luogo di lavoro. Una certa attenzione dovrebbe essere prestata con riguardo alla prevenzione dello stress lavoro-correlato, oltre che alle altre patologie, la cui insorgenza è strettamente connessa alla condizione immersiva, innaturale, che possono generarsi sotto il profilo psico-fisico e relazionale. Inoltre il datore sarebbe tenuto a vigilare sull’effettivo esercizio del diritto alla disconnessione e a fornire un’apposita formazione sull’utilizzo della tecnologia virtuale, alla stregua di quanto avviene in materia di lavoro agile.
A ben vedere, il t.u. n. 81/2008 non era stato insensibile all’esigenza di tenere in considerazione il legame tra evoluzione tecnologica e lavoro sicuro, preannunciando che la valutazione dei rischi dovesse riguardare anche l’esposizione a pericoli non visibili, derivanti da modelli di organizzazione del lavoro diversi da quelli tradizionali, da fattori sociali o dall’uso di nuove tecnologie per le quali non è stata ancora varata alcuna norma tecnica di riferimento.
Per prevenire però bisogna conoscere. Per questa ragione da più parti si invoca l’urgenza di fornire ai lavoratori un’adeguata formazione sul corretto utilizzo della tecnologia virtuale. Emerge dunque l’esigenza di formare figure specializzate sia nello sviluppo di progetti di nuova concezione che nella costruzione e nel presidio dei sistemi di sicurezza. Dovranno essere censiti, mappati e valutati i rischi ipotetici ai quali un lavoratore nel metaverso è esposto e dovranno essere adattati in chiave estensivai presidi a tutela della sicurezza del lavoratore, che sui detti rischi dovrà essere adeguatamente informato e formato.
Per ora, almeno sul fronte della materia della salute e sicurezza, potrebbero essere di ausilio le regole dettate in materia dilavoro agile. Tuttavia, con riguardo al lavoro da remoto, l’apparato normativo volto alla prevenzione dei rischi non pare essere esaustivo tanto che la dottrina più avvertita ha ritenuto che l’obbligazione di sicurezza del datore di lavoro agile non si possa esaurire nella mera consegna al lavoratore dell’informativa sui rischi di cui all’art. 22 della legge n. 81/2017, ma che la stessa possa concretamente essere adempiuta attraverso l’adattamento di taluni precetti contenuti nel t.u. n. 81/2008. Ci si riferisce a quelle disposizioni più generiche che impongono al datore di lavoro la verifica periodica dello stato di salute dei lavoratori, nonché la formazione degli stessi.
È pur vero che l’assimilazione al corpus normativo vigente in materia di smart working è plausibile solo per quelle prestazioni rivolte a progettare il metaverso o, tutt’al più, per quelle che si svolgono solo parzialmente nel mondo virtuale. Al riguardo, è stato osservato che alla luce del passaggio da uno spazio bidimensionale ad uno tridimensionale, le regole sull’utilizzo dei videoterminali, elaborate per garantire la salute e la sicurezza dei telelavoratori, dovrebbero essere rimeditate ed aggiornate, anche in considerazione dell’evoluzione della scienza medica, sia per chi opera all’interno di una realtà interamente virtuale (Virtual Reality), sia per chi presta la propria attività in una realtà fisica potenziata (Augmented Reality), che consente alla persona, la quale pure si muove nel mondo “reale”, di ottenere, mediante un’apparecchiatura visiva, informazioni aggiuntive sull’ambiente circostante.
Bisognerà pertanto lavorare a una normativa che disciplini compiutamente la prestazione lavorativa che si svolge completamente nello spazio virtuale. Ciò vale ovviamente anche per la formazione obbligatoria (e certamente necessaria) dei meta-lavoratori”.
Qui trovate il saggio completo: https://www.ambientediritto.it/wp-content/uploads/2023/11/LA-FORMAZIONE-DEI-LAVORATORI-NELLAMBIENTE-VIRTUALE.-RISCHI-E-OPPORTUNITA-DEL-METAVERSO._De_Angelis.pdf
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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