Siamo noi a dominare la tecnologia o è la tecnologia a dominarci? Un’analisi filosofica

Siamo noi a dominare la tecnologia o è la tecnologia a dominarci?

Il il saggista Mirco Mariucci presenta  una carrellata di risposte, da quelle più negative a quelle più positive.

Jacques Kheoul dice che la tecnologia ha una logica autonoma legata al proprio processo di perfezionamento, che tende a realizzarsi indipendentemente dalla volontà umana.

Gunther Anders aggiunge che la tecnologia può evolversi così rapidamente da rendere impossibile per l’essere umano comprenderla, prevedere e gestire gli effetti del suo utilizzo.

Che cosa pensa Karl Marx? Dipende dai rapporti di produzione. Nel capitalismo, l’umanità è sfruttata e dominata tramite la tecnica e la tecnologia, ma qualora si realizzasse il socialismo scientifico, l’umanità potrebbe impiegare tali capacità e strumenti in vista del bene comune.

Ernst Kapp aggiunge che tecnica e tecnologia sono pur sempre creazioni dell’uomo, che dunque può intervenire per modificarle in base ai propri scopi.

Allora, chi è che ha ragione? A mio avviso, hanno ragione tutti, ma manca un importante elemento di riflessione che è dovuto a Gurdjieff.

Che tipo di uomo è quello che si rapporta con la tecnologia?

E Gurdjieff ci dice: se l’uomo non si sveglia, cioè non si libera dalla meccanicità divenendo padrone di sé, egli non agisce realmente, ma tutto gli accade. È dominato, insomma, da fattori esterni. La sua vita è quindi controllata da forze e automatismi posti al di fuori della sua volontà.

A mio avviso, questa tesi sussiste anche in relazione al rapporto tra uomo, tecnica e tecnologia. Quindi, si può dire che la persona sveglia, non meccanica, padrone di sé e consapevole, può dominare la tecnologia.

Mentre, se la persona è addormentata, meccanica, automatica, inconsapevole, allora è sicuramente dominata.

E qui sorge una domanda fondamentale: come possiamo garantirci di essere padroni della tecnologia e non viceversa?

La risposta potrebbe risiedere nella consapevolezza e nella comprensione critica. La tecnologia non è un’entità astratta che esiste al di sopra della società, ma un insieme di strumenti progettati e controllati da esseri umani. Se lasciamo che si sviluppi senza un’etica, senza un controllo democratico e senza un’educazione adeguata, il rischio è che diventi un mezzo per il dominio e il controllo, piuttosto che un’opportunità di emancipazione e progresso.

Questo ci riporta a un’altra grande questione: chi decide come sviluppare e utilizzare la tecnologia? Se le scelte sono nelle mani di pochi – governi, grandi aziende e gruppi di potere – allora la direzione dello sviluppo tecnologico sarà inevitabilmente influenzata dai loro interessi.

E allora, per non essere dominati, non dobbiamo solo conoscere la tecnologia, ma anche interrogarci su chi la controlla, con quali scopi e con quali conseguenze. Essere “svegli” in questo senso significa essere in grado di mettere in discussione la narrazione dominante, comprendere i meccanismi di potere e agire per indirizzare lo sviluppo tecnologico verso un fine umano e collettivo.

In definitiva, la questione non è se la tecnologia sia buona o cattiva in sé, ma se siamo in grado di usarla in modo consapevole e responsabile, oppure se ne diventiamo vittime inconsapevoli”.

Fonte

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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