Intelligenza artificiale a scuola: deve essere insegnata, capita e compresa. “La scuola deve fare velocemente un aggiornamento, nella consapevolezza di come utilizzare questi strumenti. I giovani sono nati immersi nella tecnologia, ma questo non significa essere consapevoli delle sue potenzialità e dei rischi, c’è bisogno di formazione”, ha detto Cocco, auspicando un “patto generazionale, con il quale i giovani mettano la loro competenza sulla tecnologia e le persone più adulte l’approccio al lavoro”. Per Gavosto “Certi tipi di competenze non verranno mai sostituiti con l’intelligenza artificiale, per esempio l’intelligenza emotiva, la socializzazione, la capacità di decidere con poche informazione. L’IA ha bisogno di tantissime informazioni per arrivare al termine del percorso, mentre l’intelligenza umana ci riesce con poche informazioni”.
Per il direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto è ormai inutile puntare ancora sul nozionismo, ma è piuttosto necessario fare ponti fra materie diverse, saper attivare collaborazioni fra docenti e introdurre le nuove tecnologie nella scuola. “Ci sono ancora forti resistenze, ma bisogna superare la paura di quelli che sono solo strumenti”, ha sottolineato ricordando che chi decide le strategie didattiche sarà sempre il docente.
Nel dibattito al Festival dell’Economia di Trento è stato affrontato anche il tema della carriera dei docenti, prendendo ad esempio la proposta trentina. “Oggi è difficile attrarre nella scuola persone che vogliono mettersi in gioco e la carriera può essere fattore di attrazione per chi vuole crescere, come avviene in tutti gli altri settori”, ha concluso Gavosto.
Il tema della carriera dei docenti è chiaramente legato anche al reclutamento, un punto che deve tenere conto dei ben 240 mila precari della scuola in Italia e della necessità della formazione del personale, un ambito nel quale il Trentino storicamente rappresenta un’eccezione positiva. E affrontando il cuore di questa edizione del Festival dell’Economia di Trento – i dilemmi del nostro tempo – dai relatori è stato ribadito come sia necessario affrontare con gli studenti i dilemmi dell’intelligenza artificiale, in un Paese come il nostro dove ancora 10 milioni di persone sono del tutto escluse dalle competenze digitali, anche di base.
C’è poi la questione della carenza di personale specializzato: “In Italia si trova solo un professionista ICT su 5 richieste del mercato, i corsi di studio sono solo il 7% dell’offerta formativa delle università e le ragazze solo il 20% dei laureati in questo ambito. Siamo giustamente attenti ai numeri della disoccupazione, ma mai altrettanto attenti a quante decine di migliaia di posti di lavoro rimangono scoperti perché mancano i profili necessari”, ha ricordato l’esperta di trasformazione digitale e docente universitaria, già manager di Microsoft, Roberta Cocco.
Con Gavosto è stata anche affrontata la questione del PNRR: in una cronica assenza di risorse la scuola italiana può contare ora su 20 miliardi di euro, per affrontare i nodi critici degli edifici obsoleti, ma anche della formazione dei docenti e la sfida per fare sistema. “Il rischio è fare le cose in fretta, a scapito della qualità” è stato detto. Infine un cenno all’alternanza scuola-lavoro e alle competenze di cui necessitano le imprese: c’è sicuramente bisogno di più competenze insieme, complementari, che permettano a chi entra nel mondo del lavoro di avere delle leve per scegliere.
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