Il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento, Sandro Raimondi, ha fornito una testimonianza significativa alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e delle altre associazioni criminali, anche straniere, mettendo in luce il ruolo crescente delle criptovalute nel riciclaggio di denaro illecito.
“Quando si raccoglie denaro in una delle città italiane, poi dove si porta il denaro? Certo non porteranno il denaro in un paradiso fiscale laddove è facile immetterlo in un canale bancario, in un istituto finanziario. Devono necessariamente immetterlo in uno dei canali o commerciali o finanziari, nel sistema commerciale,” ha spiegato Raimondi. Questo passaggio è cruciale per comprendere come il denaro illecito debba transitare attraverso canali che possano mascherarne l’origine e renderlo apparentemente legittimo.
Raimondi ha evidenziato come il sistema bancario italiano sia estremamente rigido nel prevenire l’ingresso di grandi quantità di denaro contante. “In Italia verrebbero immediatamente bloccate, in Italia non entrerebbe mai denaro contante in grande quantità in nessuna banca, ma questo è certo. Il sistema italiano è tale che non consente che entri in una banca,” ha affermato. Questa rigorosità costringe le organizzazioni criminali a trovare alternative più sofisticate per trasferire e riciclare il denaro.
Uno degli aspetti più preoccupanti emersi nella dichiarazione di Raimondi riguarda l’uso delle criptovalute. “Quando questo denaro poi dal settore bancario o finanziario passa altrove deve raggiungere necessariamente uno dei paesi laddove il controllo è meno forte, quindi diciamo quelli che chiamiamo paradisi bancari, fiscali o date il nome che più vi aggrada. È lì che poi si può avere il passaggio in criptovalute,” ha sottolineato. Le criptovalute, infatti, rappresentano una nuova frontiera per il riciclaggio di denaro, offrendo un mezzo relativamente anonimo e difficile da tracciare per trasferire fondi illeciti attraverso le frontiere.
Raimondi ha concluso esprimendo la complessità nel tracciare il percorso del denaro convertito in criptovalute. “Troverei, per la verità, non riuscirei con ogni fantasia a pensare dove viene trasferito in criptovalute quel denaro contante per un passaggio che necessariamente le disponibilità finanziarie dall’Italia ad un altro paese, un paese in cui poi non ci sono controlli e dove è evidente che è facile fare inversioni o conversioni di questo tipo.”
Le criptovalute, con la loro natura decentralizzata e la possibilità di trasferimenti rapidi e anonimi, stanno diventando un veicolo sempre più attraente per le attività criminali.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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