Le rivolte di Los Angeles contribuiranno a imporre maggiore sorveglianza con l’intelligenza artificiale?

The Vigilant Fox lancia l’allarme e parla senza mezzi termini di una “demolizione controllata” della libertà americana. Non una crisi casuale, non rivolte nate dal basso, ma una strategia studiata per erodere progressivamente i diritti costituzionali, instaurare nuove forme di controllo e ridisegnare radicalmente il rapporto tra Stato e cittadino tramite l’intelligenza artificiale.

Il prossimo 14 giugno è indicato da diverse fonti indipendenti come un punto critico: una data simbolica e operativa, in cui potrebbe verificarsi un’escalation coordinata a livello nazionale. Gli eventi che precederanno o seguiranno questa giornata potrebbero rappresentare uno spartiacque. I segnali sono già in atto: disordini apparentemente spontanei, militarizzazione strisciante delle città, sorveglianza digitale in costante aumento.

Per alcuni, tutto questo fa parte di un disegno più ampio, che sfrutta il caos come leva per introdurre misure eccezionali, da far passare come necessarie per garantire ordine e sicurezza. Ma la domanda resta aperta: a che prezzo?

Mentre molti americani osservano la situazione con crescente preoccupazione, altri liquidano ogni allarme come teoria del complotto. Eppure, la storia insegna che le grandi svolte autoritarie raramente si annunciano con chiarezza: avanzano invece a piccoli passi, giustificate da emergenze, paure e narrazioni ben confezionate.

La videosorveglianza tramite intelligenza artificiale funziona grazie a telecamere collegate a sistemi informatici capaci di analizzare in tempo reale le immagini riprese. L’intelligenza artificiale, attraverso algoritmi di visione artificiale e apprendimento automatico, non si limita a registrare ciò che accade: interpreta la scena, riconosce volti, oggetti, comportamenti e situazioni potenzialmente sospette. Se una persona entra in un’area vietata, si muove in modo anomalo, lascia un oggetto incustodito o compie un gesto aggressivo, il sistema può individuarlo istantaneamente e inviare un allarme automatico alle autorità competenti o al personale di sicurezza.

Queste tecnologie non si basano più su un controllo umano diretto e costante, ma su una sorveglianza automatizzata che può monitorare migliaia di flussi video contemporaneamente, filtrando le informazioni rilevanti e ignorando ciò che non appare significativo. I sistemi vengono “addestrati” con grandi quantità di dati e, col tempo, migliorano nella capacità di distinguere tra un comportamento normale e uno che richiede attenzione. Alcuni sono persino in grado di tracciare una persona da una telecamera all’altra, anche in ambienti diversi, seguendone gli spostamenti attraverso algoritmi di riconoscimento facciale o del corpo.

Questo tipo di sorveglianza solleva questioni cruciali legate alla privacy, al rischio di discriminazioni algoritmiche e agli abusi da parte di governi o aziende, soprattutto quando i cittadini non sono informati su cosa viene registrato, analizzato o conservato. In uno scenario di controllo crescente, la videosorveglianza intelligente può diventare non solo uno strumento di sicurezza, ma anche un meccanismo invisibile di potere.

Fonte

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