Le rappresentazioni fuorvianti dell’intelligenza artificiale con i cervelli umani. E’ solo calcolo

È ormai consuetudine vedere foto di robot o rappresentazioni di cervelli umani riempiti di circuiti all’inizio degli articoli che trattano l’IA, ma tali metafore visive, seppur riconoscibili, stanno diventando un cliché che molti ritengono limitante e fuorviante.

La rappresentazione più comune – un cervello umano alterato, pieno di fili e circuiti – si basa su una percezione riduttiva dell’IA come semplice replica dell’intelligenza umana attraverso il calcolo computazionale. Questo stereotipo visivo, secondo alcuni esperti, non riesce a cogliere la complessità e la diversità delle capacità dell’IA. Arvind Narayanan, uno dei critici più accesi di queste rappresentazioni, sottolinea quanto sia problematica questa metafora. “Non siamo grandi fan del cervello a circuito”, afferma Narayanan. “Penso che questa metafora sia così problematica. Deriva semplicemente da questa idea che l’intelligenza sia tutta una questione di calcolo”.

L’insistenza sul collegare l’IA all’immagine del cervello umano con circuiti, infatti, rafforza l’idea che l’intelligenza sia esclusivamente legata al calcolo matematico, trascurando così la gamma più ampia di capacità e applicazioni che le reti neurali possono raggiungere. In un certo senso, si tende a ridurre l’IA a una questione di pura potenza computazionale, ignorando il fatto che il suo sviluppo coinvolge una combinazione molto più ampia di fattori come l’apprendimento, la percezione e la creatività.

Narayanan suggerisce quindi di cambiare prospettiva. Al posto dei cervelli circuitati e dei robot antropomorfi, sarebbe più utile e accurato utilizzare immagini che rappresentano i veri componenti fisici dell’IA, come chip dedicati all’intelligenza artificiale o unità di elaborazione grafica (GPU). Questi elementi forniscono una rappresentazione molto più diretta e tangibile dell’hardware che rende possibile l’elaborazione dell’IA, offrendo un’immagine più autentica e meno caricaturale di ciò che realmente sottende queste tecnologie.

La scelta di immagini più tecniche può sembrare meno accattivante rispetto ai robot o ai cervelli cibernetici, ma è un passo importante verso la rappresentazione dell’IA in modo più realistico e meno sensazionalistico. L’IA non è, infatti, una replica dell’essere umano in forma robotica né una mente artificiale che pensa come noi. È un insieme di algoritmi e hardware sviluppati per eseguire compiti specifici e complessi, e come tale, merita un’iconografia che rispecchi questa realtà.

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