Intelligenza artificiale: opportunità o rischio? Un’analisi filosofica

Opportunità o rischio? E questo è proprio quello che cercheremo di capire.

“Allora, Günther Anders, nel suo saggio profetico L’uomo è antiquato, pubblicato nel 1956, riassume una tesi in tre fasi in relazione alla tecnologia”, spiega il saggista Mirco Mariucci.

Fase 1. Si creano tecnologie sempre più avanzate, al punto da non comprenderne più le conseguenze. In particolare, vengono creati oggetti più potenti di noi stessi, rischiando così di non riuscire a gestirli in modo responsabile. Questa fase è chiamata dislivello prometeico.

Fase 2. A un certo punto, le macchine prendono decisioni e svolgono compiti meglio degli esseri umani, portandoci a una sorta di dipendenza. L’uomo non è più il creatore consapevole, ma un utilizzatore passivo. Questa è la fase di automazione e perdita del controllo.

Fase 3. L’uso massivo della tecnologia porta addirittura a una perdita di identità e di significato. L’essere umano diventa un ingranaggio in un sistema che non comprende più e che non domina, ma da cui alla fine è dominato. Questa è la fase di alienazione e sottomissione.

Allora, queste tesi non erano scritte pensando all’intelligenza artificiale, però sono molto attuali, tant’è vero che l’intelligenza artificiale è in grado di rendere l’uomo obsoleto, sostituendosi a esso in ambiti che fino a poco tempo fa erano considerati sicuri in quanto di esclusivo dominio umano.

Quindi, che cosa accadrà? L’utilizzo massivo dell’intelligenza artificiale indurrà per forza di cose un cambio di paradigma che imporrà anche di ripensare il ruolo dell’essere umano. I tre principali ambiti che adesso andremo ad analizzare sono:

  1. Lo sviluppo e la qualità delle facoltà umane.
  2. L’impatto sul mondo del lavoro e sull’economia.
  3. I sistemi di “difesa e controllo sociale” (ormai si usa difesa per non dire guerra).

 IA e facoltà umane

Oh, qui parto da una cosa carinissima che è riportata dal divino Platone nel Fedro. C’è una storia molto interessante e istruttiva. C’è un re dell’antico Egitto che riceve Thoth – i Greci lo chiamavano Teut, ma è la stessa divinità – il dio della sapienza, il padre della scrittura, della magia, della misura del tempo, della matematica e della geometria, quindi un pezzo grosso.

Quest’ultimo aveva portato in dono agli Egizi la scrittura, dicendo:

“Questa conoscenza, o re, renderà gli Egiziani più sapienti e più capaci di ricordare, perché con essa si è trovato il farmaco della memoria e della sapienza.”

E però c’è una fregatura! Il re, furbo, risponde così:

“O ingegnosissimo Teut, c’è chi è capace di creare le arti e chi invece è capace di giudicare quale danno o vantaggio ne ricaveranno coloro che le utilizzeranno. Tu, essendo il padre della scrittura, per affetto – si è inteso – hai detto proprio il contrario di quello che essa vale.
Infatti, la scoperta della scrittura avrà per effetto di produrre la dimenticanza nelle anime di coloro che la impareranno, perché, fidandosi della scrittura, questi si abitueranno a ricordare dal di fuori, mediante segni estranei, e non dal di dentro e da sé medesimi.
Dunque, tu hai trovato non il farmaco della memoria, ma – attenzione – del richiamare alla memoria.
Della sapienza, poi, tu procuri ai tuoi discepoli l’apparenza e non la verità.
Essi, infatti, divenendo per mezzo tuo uditori di molte cose senza insegnamento – perché anticamente l’insegnamento era soltanto diretto e avveniva attraverso un maestro, quindi era qualcosa di attivo, non passivo – questi crederanno di essere conoscitori di molte cose, mentre, come accade per lo più, non le sapranno, e sarà ben difficile discorrere e dialogare con essi, perché saranno diventati portatori di opinioni invece che sapienti.”

Che cosa accadde? Che, nonostante queste obiezioni, la scrittura fu comunque adottata. Quali furono le ragioni? Alcuni la ritennero comunque utile e iniziarono a usarla ignorando la critica del re. Inoltre, la scrittura aveva una grande utilità pratica per amministrare il regno: poteva essere usata per scrivere e fissare le leggi, per regolare le tasse, per fare dei calcoli… Insomma, era comoda.

E così, una volta introdotta, questa nuova tecnica sfuggì dal controllo di chi l’aveva inizialmente giudicata – aggiungo con saggezza – e guardate che la stessa identica cosa, a mio avviso, sta accadendo con l’intelligenza artificiale.

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