I dati aperti nel web3 aprono un problema, anche qui possono essere venduti

Blockchain e Web3 rappresentavano una via di fuga dal potere centralizzato, rendendo le informazioni trasparenti in modo che le entità centralizzate non potessero possedere i propri dati.

Poi è arrivato il 2020, Web3 e NFT hanno avuto un boom e molti hanno iniziato a parlare di come i dati liberamente accessibili e disponibili a tutti siano un chiaro miglioramento rispetto al fatto che i tuoi dati vengono “rubati” dalle società di big data come cliente.

Alcuni potrebbero pensare che se tutti potessero vedere i dati, la trasparenza consentirebbe agli utenti di assumersi la proprietà e trarre profitto dai propri dati. Tuttavia, la trasparenza non significa che i dati non possano essere appropriati né che gli utenti abbiano realmente il controllo.

Il fatto che i dati siano trasparenti e circolino liberamente non significa che non possano essere appropriati; infatti, l’appropriazione dei dati sta già avvenendo nel Web3. Molti stanno approfittando di tutti questi dati aperti per semplificare l’analisi dei dati on-chain e monetizzarli per chiunque sia interessato a conoscere i modelli comportamentali degli utenti Web3.

Con l’immenso numero di transazioni e portafogli, il grande volume di dati diventa una miniera d’oro per chi è abbastanza esperto da capirlo. La trasparenza ha aperto le porte alle pratiche di profilazione di Web2 per entrare in Web3.

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