“Guai anche se pensassimo che esiste un algoritmo della verità senza libertà”, Paolo Ruffini no alla “deresponsabilizzazione editoriale e collettiva”

“Guai anche solo a pensare che esista un algoritmo della verità senza libertà”, denuncia Paolo Ruffini al convegno “L’algoritmo al servizio dell’uomo. Comunicare nell’epoca dell’intelligenza artificiale”.

“Guai se, come ci ammonisce il Papa, cedessimo alla tentazione di ridurre le persone a dati, il pensiero a uno schema, l’esperienza a un caso, il bene al profitto. È questo l’inganno che nega l’unicità di ogni persona e della sua storia, e dissolve la concretezza della realtà in una serie di dati statistici messi insieme da un pensiero anonimo in una vertigine di deresponsabilizzazione editoriale e collettiva.

Non c’è libertà senza responsabilità, così come al contrario nessuna responsabilità è possibile senza libertà. Non essendo un esperto di intelligenza artificiale, gli interrogativi del Papa non riguardano questioni astratte o laterali, ma punti centrali del nostro lavoro. Domandarsi come tutelare la professionalità e la dignità dei lavoratori significa, per un verso, rivendicare l’importanza di una professione e, quindi, della formazione che la riguarda e, peraltro, rimettere al centro l’uomo. Dire che c’è una dignità non mortificabile degli utenti significa chiedere con forza che essi non siano ridotti a giacimenti di dati. Garantire l’interoperabilità delle piattaforme vuol dire restituire la libertà a ognuno e chiedere un diverso modello economico. Parlare di responsabilità delle piattaforme vuol dire indagare il confine tra la responsabilità del singolo e quella della piattaforma che, mediante un sistema di algoritmi, ospita e diffonde quello che egli scrive. Parlare di trasparenza significa porre l’accento sull’opacità che rischia altrimenti di caratterizzare tutto.

Significa porsi delle domande, per esempio, sugli algoritmi di indicizzazione e deindicizzazione dei motori di ricerca capaci di esaltare o cancellare persone e opinioni, storie e culture, secondo una memoria forse troppo corta e criteri spesso estranei alla verità. Queste domande riguardano esattamente le nostre vite, la nostra libertà, il nostro libero arbitrio, riguardano il potere di chi controlla i sistemi di calcolo, i criteri di calcolo e il limite tra ciò che può essere calcolato e ciò che invece non può, perché non è un numero, perché è unico, perché è infinito”.

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