Formazione professionale nel metaverso: rischi e benefici

“L’evoluzione della digitalizzazione e delle forme di utilizzo del web, implementate soprattutto durante la vissuta emergenza sanitaria, hanno portato datori e lavoratori a operare in contesti lavorativi dai confini sempre più sfumati. Oggi la nuova frontiera del lavoro è rappresentata dal metaverso: uno spazio digitale tridimensionale nel quale il lavoratore si muove tramite il suo avatar”, scrive Nicoletta De Angelis in un saggio sulla formazione dei lavoratori nel Metaverso.

Se questo nuovo ambiente di lavoro per un verso, può rappresentare un vantaggio soprattutto nell’ambito della formazione dei lavoratori, ove gli stessi sono sottratti ai consueti rischi legati all’apprendimento di lavorazioni pericolose. Per un altro verso, in esso possono svilupparsi nuovi rischi connessi in particolare alla dimensione virtuale in cui si svolge la prestazione. Ciò comporta l’esigenza di ripensare alla formazione dei lavoratori che svolgono la loro attività in tale contesto.

Per approcciarsi a questo universo parallelo la formazione deve fondarsi su due direttrici: una formazione di tipo tecnico, che consenta agli individui di perfezionare le proprie skills per potere accedere alle professioni virtuali , e una formazione idonea a proteggere i lavoratori dai rischi presenti all’interno del mondo virtuale.

Vantaggi

Il metaverso permette di ricostruire ambienti verosimili, dove far vivere ai discenti esperienze formative capaci di imprimersi nella memoria, e ciò può avvenire già dalla prima formazione tecnico professionale, anche in ambito scolastico o di alternanza scuola- lavoro. I  primi  tentativi  suggeriscono  che  le  tecnologie  immersive  possono  essere estremamente efficaci per insegnare compiti procedurali che richiedono un alto grado di visualizzazione e comprensione.

A ben vedere, alcune aziende già hanno spostato i processi formativi nella dimensione virtuale tridimensionale, in modo da poter ottenere un addestramento esperienziale dei lavoratori. E difatti la simulazione virtuale non solo favorisce nuove modalità di apprendimento attraverso la riproduzione di attività e situazioni pressocché infinite, ma riduce i rischi derivanti da lavorazioni che si svolgono in ambienti connotati da una particolare pericolosità: si pensi ad esempio a tutto l’universo healthcare, ma anche a certi settori dell’industria manifatturiera o ai training militari. Il contesto simulativo, inoltre, offre la possibilità di fare cose non possibili nel mondo reale come, ad esempio, esplorare o diventare parte di un sistema di dati, di un prodotto, di un organismo o di una particella permettendo così al soggetto una comprensione più profonda di elementi, processi e procedure.

Il metaverso andrà oltre; al riguardo è stato rilevato che grazie alla presenza mediata dell’ avatar  sarà possibile potenziare l’apprendimento esperienziale, coinvolgendo un ampio spettro di interazioni senso-motorie che altrimenti sarebbero inaccessibili nella vita reale

Rischi

L’accesso ai percorsi formativi digitali risulterebbe infatti più agevole per i lavoratori più giovani e per quelli già dotati di un certo tipo di corredo di competenze digitali e ciò potrebbe esasperare il divario con i lavoratori anagraficamente più maturi. Inoltre, per quanto sia ormai indubbio che attraverso lo sviluppo di una rappresentazione virtuale di un piano fisico, che permette la simulazione preventiva dei processi produttivi, è possibile operare in modo più efficiente, riducendo costi e tempi e ottimizzando le risorse a disposizione, tuttavia è anche vero che, per come è strutturato (rectius arretrato) oggi il sistema di certificazione delle competenze in Italia, non sarà facile stabilire il valore delle competenze acquisite nel mondo virtuale.

L’accesso alla realtà virtuale immersiva, ma più in generale a qualunque tecnologia che attui l’illusione dell’incorporazione, ha infatti lo svantaggio di distruggere le nostre relazioni con il mondo naturale. Ciò crea non solo nuovi rischi, ma anche nuove dimensioni etiche e legali.

Il metaverso espone dunque i lavoratori ai rischi legati alla permanenza immersiva in un habitat digitale prodotto dall’elaborazione algoritmica dell’intelligenza artificiale.

I potenziali pericoli per coloro che svolgono la prestazione lavorativa nel metaverso non sono solo legati all’utilizzo degli strumenti informatici e dei devices – pericoli peraltro tipici delle lavorazioni da remoto – ma in particolare a quei rischi che discendono dalle peculiari e continue sollecitazioni che la realtà virtuale produce sulla psiche umana.

Al riguardo va rimarcata l’esigenza di prevedere una formazione dei lavoratori al metaverso. Ciò in quanto i lavoratori devono essere preparati a svolgere la prestazione in una dimensione diversa da quella reale, attraverso l’utilizzo di strumenti rispetto ai quali ancora non si è raggiunta una piena dimestichezza.

Qui trovate il saggio completo: https://www.ambientediritto.it/wp-content/uploads/2023/11/LA-FORMAZIONE-DEI-LAVORATORI-NELLAMBIENTE-VIRTUALE.-RISCHI-E-OPPORTUNITA-DEL-METAVERSO._De_Angelis.pdf

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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