La grande macchina della digitalizzazione sanitaria europea avanza silenziosa, ma inesorabile. Uno stato alla volta, passo dopo passo, l’Unione Europea si prepara a raccogliere in un unico spazio tutti i dati sanitari dei cittadini, imponendo norme che trasformano la cura medica in un esercizio burocratico digitalizzato. Non è più questione di scelta, ma di obbligo, con sanzioni e detrazioni pensate per piegare medici e pazienti alla logica centralizzata di Bruxelles.
Il caso più recente è l’Ungheria, dove dal primo ottobre sono entrate in vigore misure che cambiano radicalmente la pratica sanitaria quotidiana. “Gli operatori sanitari che non erogano cure basate su una richiesta di visita elettronica devono aspettarsi una detrazione del dieci percento dell’importo del finanziamento, fino a un massimo di 1.000 fiorini. La stessa sanzione si applica se il trattamento non viene registrato nello Spazio Elettronico dei Servizi Sanitari (EESZT)”, spiega Peter F. Mayer. Una punizione economica, dunque, che trasforma il medico in un funzionario della piattaforma e riduce il paziente a un codice in un database.
La stretta colpisce in particolare i medici di base. Anche qui la regola è chiara: meno carta, più digitale. Se un dottore osa rilasciare più del dieci percento delle richieste di visita su carta, vedrà ridotte le proprie prestazioni sociali. Il messaggio è evidente: la prescrizione elettronica non è più un’opzione, ma l’unica strada possibile. Chi si ostina a difendere la tradizione, a voler firmare un foglio per il paziente anziché affidarlo a un sistema informatico, sarà penalizzato.
Il paradosso politico non passa inosservato. L’Ungheria, che su quasi ogni tema si scontra con Bruxelles, sul terreno della digitalizzazione sanitaria mostra un allineamento sorprendente. Forse non è un caso. “Ciò potrebbe anche essere dovuto al fatto che il Commissario per la Salute e il Benessere degli Animali della Commissione Leyen II, Olivér Várhely, è ungherese”, nota ancora Mayer. Ecco allora che, mentre Orbán si proclama paladino della sovranità nazionale, i cittadini ungheresi si ritrovano in prima linea nel grande esperimento europeo di raccolta centralizzata dei dati sanitari.
Si parla di efficienza, di riduzione dei costi, di modernizzazione. Ma dietro la retorica si intravede il cuore del progetto: la creazione di un enorme spazio dati sanitario europeo, in cui ogni cittadino diventa trasparente agli occhi delle istituzioni. Chi controlla quei dati controllerà non solo la sanità, ma la vita quotidiana delle persone. E in nome della “digitalizzazione”, il dissenso viene punito con multe e detrazioni, come se curare senza computer fosse ormai un atto sovversivo.
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