Negli ultimi anni, il dibattito sulla valuta digitale della banca centrale (CBDC) si è intensificato, sollevando interrogativi fondamentali sulla libertà economica e il controllo statale sulle transazioni finanziarie. Il Prof. Martin Haditsch ha recentemente espresso forti preoccupazioni riguardo a questi strumenti, sottolineando come possano trasformarsi in un meccanismo di restrizione.
Secondo Haditsch, l’introduzione delle CBDC comporta il rischio che il denaro diventi una risorsa vincolata a determinate condizioni, limitando la libertà di spesa dei cittadini. Questo avverrebbe attraverso l’integrazione dell’identità digitale con sistemi di controllo centralizzati, i quali potrebbero decidere cosa sia acquistabile e cosa no in base al comportamento individuale. “Se non ti sei comportato bene, non potrai acquistare determinate cose con questo denaro”, ha dichiarato Haditsch, evidenziando il potenziale uso delle CBDC come strumento di regolamentazione sociale.
Uno degli aspetti più critici sollevati dall’esperto riguarda la possibilità che queste valute digitali abbiano una data di scadenza. Se confermata, questa caratteristica impedirebbe ai cittadini di accumulare risparmi a lungo termine, rendendo di fatto impossibile una gestione patrimoniale autonoma. Il rischio, secondo Haditsch, è che tali meccanismi possano generare una forma di controllo finanziario estremo, minando il concetto stesso di proprietà privata.
Il punto chiave, secondo Haditsch, è garantire che l’adozione delle valute digitali non si traduca in un’erosione delle libertà personali. “Le CBDC sono un meccanismo molto, molto dannoso che opera in background. Dobbiamo stare attenti, uscire dalla corruzione”, ha avvertito Haditsch, sottolineando l’importanza di una vigilanza attiva per evitare derive autoritarie nel controllo economico.
Il rischio di una gestione centralizzata del denaro digitale solleva anche timori riguardo alla sorveglianza finanziaria e alla perdita della privacy economica. Se lo Stato acquisisce un controllo totale sulle transazioni, potrebbe utilizzarlo per limitare l’accesso ai fondi di chi dissente politicamente o socialmente, creando una forma di censura finanziaria.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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